Firenze, 21 luglio 2017. Si è svolta oggi in Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento, la cerimonia di assegnazione del premio giornalistico Letizia Leviti, presentata da Paola Saluzzi e patrocinata dal Comune di Firenze. La giuria, presieduta da Emilio Carelli e costituita da Paolo Mieli, Paolo Graldi, Mario Orfeo, Giovanna Lio, Giuseppe Benelli, Giovan Battista Varoli e Gianni Bisiach, ha consegnato il riconoscimento a cinque giornalisti che hanno saputo raccontare la verità, con onestà intellettuale e cura del linguaggio, secondo i principi portati avanti da Letizia Leviti nell’esercizio della sua professione.
I vincitori
Sezione carta stampata
Mimmo Candito (classe 1941)
Per aver camminato per trent’anni e più “con occhi angosciati lungo i passi della morte”. Per averla sfiorata, la morte, sorpreso dalla malattia. Per essere riuscito a sfuggirle. Per averla sempre raccontata, la Guerra, quella dentro e quelle fuori, con sincerità, con fatica, senza commiserazione, fino a una certezza: “si possono nuotare 55 vasche, e alla fine anche si vince”.
Sezione tv
Ennio Remondino (classe 1945)
(Per quella faccia un po’ così che ha anche lui che è nato a Genova). Per la fibra e la costanza, per lo spirito e lo stile di quarant’anni in mezzo alla polvere del mondo, dall’Italia degli anni di piombo ai conflitti che bruciano ancora, dall’Europa all’Asia deviando per il Medio Oriente. Per la capacità di incrociare cronaca ed analisi, per non essere mai scivolato nel patetico o nel manicheo, perché la pensione è una finzione, e ad oggi, ancora col sorriso sotto i baffi, continua a “remare contro” nel proprio blog.
Sezione freelance
Francesca Borri (classe 1980)
Per aver impostato la sua vita sui diritti umani. Per essersi affidata alla curiosità, per aver scelto di allungare le sue radici in quel “manicomio” che oggi ancora chiamiamo Siria. Perché abita nei posti di cui scrive, perché si ostina a voler capire. Perché non scrive per ‘colpire’, perché racconta persone invece di personaggi, perché lo fa da freelance a 70 dollari a pezzo e sorride, credo, se qualcuno le dice “sei narcisista”.
Sezione web
Claudio Cordova (classe 1986)
Per essere nato in Calabria e non essere fuggito. Per aver masticato nera e giudiziaria da quand’era ragazzo. Per aver scritto un pezzo che non doveva essere letto, per aver avuto il coraggio di fondare un giornale di cui è responsabile. Perché non ha paura. Perché si ostina a cercare il marcio che avvelena e uccide, perché spera che raccontarlo sia il primo passo per liberarsene.
Sezione Under 35
Andrea de Georgio (classe 1985)
Perché si è lasciato dietro un mare di dolore ed ha attraversato il Mediterraneo al contrario. Perché ha scelto il cuore scuro e agitato del Mali per dare un indirizzo alla sua vita. Perché scrive per amore e così sua madre c’è ancora, perché ha deciso di fare il “corrispondente auto-inviato” ed è sicuro che ce la farà. Perché oggi ha una famiglia, un po’ bianca, un po’ nera. “Ed è fantastico”.
Dopo la cerimonia, l’Orchestra da Camera fiorentina, diretta da Giuseppe Lanzetta, ha eseguito il concerto in la minore per due violini, archi e continuo di Antonio Vivaldi. Hanno suonato da solisti, il sindaco di Firenze, Dario Nardella e Yehezkel Yerushalmi. Successivamente, il maestro Giovan Battista Varoli ha diretto Valzer ed Elegia dalla Serenata per archi di P. I. Tchaikovsky.
L’Associazione Letizia Leviti dà appuntamento al prossimo anno con il premio giornalistico edizione 2018 a cui si affiancherà un nuovo premio per giovani under 30, riservato a giornalisti non ancora assunti nelle redazioni che non hanno superato i trent’anni d’età. A decretare i vincitori, saranno colleghi coetanei degli stessi candidati, un premio creato dai giovani per i giovani.